A Massa Lubrese, in provincia di Napoli, in occasione della giornata della donna dell’8 Marzo, prenderà corpo e scena una collettiva di arte moderna e contemporanea: Racconti di Donne “Artistiche”. La mostra, allestita presso la Sala delle Sirene al largo Vescovado, sarà inaugurata giovedì 8 marzo alle ore 18.00 e terminerà giorno 22.
Saranno presenti molti artisti, che faranno della propria arte un mezzo di comunicazione e di espressione libero ed efficace, poetico, limpido, urgente o quieto: nessun impedimento in particolare. Ecco alcuni ospiti: Antonietta Catalano, Francesca Candito, Manuela Gallo, Lorena Peris, Clementina Petroni, Rachele Carol Odello, Maria Pellini, Francesco Rosina, Silvia Rea, Tamara Valkama, Michaela Zadra. Ognuno potrà usare la tecnica che meglio si addice al messaggio che intende comunicare: da una condizione più o meno favorevole, di vita e di lavoro, all’essere donna in ogni piega, in ogni modo.
Racconti di Donne, Sylvia Plath e il suo tormento in poesia
Di donne che hanno fatto delle arti una febbre, un balsamo, una passione e un talento, ve ne sono molte: nel presente, e nel passato che porta con sé tempi e talenti presi al singolare, capaci di accomunare un numero di sensibilità e di esperienze di vita che non si può quantificare.
Una donna tormentata, splendida e vinta che mi piace ricordare, è Sylvia Plath: i suoi versi sono senza tempo, come quel suo amore grande e folle per Ted Hughes; come i suoi occhi, che pure appesi alla pallida luce di un sorriso a metà bocca, conservano intatta negli anni, un’impronta triste, desolata, disperata: un tempo deve anche aver voluto fortemente quella stessa vita che ha finito per trovarla impreparata, così piena di una bellezza che non le serviva. La fragile e immensa Sylvia, diceva così:
Fammi essere forte, forte di sonno e di intelligenza e forte di ossa e di fibra; fammi imparare, attraverso questa disperazione, a distribuirmi: a sapere dove e a chi dare, a riempire i brevi momenti e le chiacchiere casuali di quell’infuso speciale di devozione e amore che sono le nostre epifanie.
A non essere amara.
Risparmiamelo il finale, quel finale acido citrico aspro che scorre nelle vene delle donne in gamba e sole.
Non farmi disperare al punto da buttar via il mio onore per la mancanza di consolazione; non farmi nascondere nell’alcol e non permettere che mi laceri per degli sconosciuti; non farmi essere tanto debole da raccontare agli altri come sanguino dentro; come giorno dopo giorno gocciola, si addensa e si coagula.
Chissà come si fa, a non trovarla incantevole.