La lingua è espressione di un popolo e dell’epoca in cui essa viene parlata; risulta pertanto normale che con l’evolversi delle forme linguistiche, alcune parole cadono in disuso e vengono dimenticate. È veramente un peccato perché alcune di esse, ormai desuete, sono davvero affascinanti e racchiudono un significato. La parola che verrà presa in esame è sagittabondo.
Si sa che l’italiano è una delle lingue romanze più difficili da imparare per via della coniugazione dei verbi, del vasto numero di sinonimi e contrari di aggettivi e sostantivi e della complessità di costruzioni di frasi e periodi.
Nel corso dei secoli ha infatti subito processi evolutivi straordinari tanto da passare da un latino volgare (basti pensare al Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, anno 1226), attraverso la canonizzazione dei padri della lingua italiana come Dante, Petrarca e Boccaccio nei secoli XIII-XIV, fino ad arrivare alla forma in cui la conosciamo noi oggi.
Sagittabondo: Analisi del termine
Si parte dalla radice della parola che è sagitta, in latino freccia, saetta. Colui che scocca la freccia, cioè l’arciere, é perciò chiamato sagittario. In realtà, nell’antica Grecia sagittario e arciere venivano considerate come due figure diverse: come scrive nel suo “Dizionario” Ottorino Pianigiani, il primo scagliava le frecce solo con la forza delle braccia e delle mani, il secondo invece tendeva un arco per scoccare la freccia.
In astrologia, tale distinzione viene superata e dunque il nome viene usato per indicare il nono dei dodici segni dello zodiaco, appunto il sagittario, raffigurato spesso come un centauro intento a scoccare una freccia con un arco. -BONDO, scrive sempre il Pianigiani, è quindi una desinenza di aggettivi tratta dalla radice ariana bhu, in greco pho, in latino fu (fundus=bundus) ed ha significato generale di essere. Dunque sagittabondo, nel senso vero del termine, è colui che è arciere, ossia colui che scaglia le frecce.
Singificato di Sagittabondo
Il termine ha prettamente una connotazione astrologica ma si ricollega ad una dimensione romantica: infatti sagittabondo indica una persona che non lancia frecce o dardi ma sguardi ed occhiate d’amore in maniera da far breccia nel cuore della persona che intende conquistare.
Non a caso nella mitologia greco-romana, colui che scaglia frecce d’amore è Cupido, trasposizione latina del termine greco Eros, dio dell’amore, spesso raffigurato come un bambino con le ali sulla schiena, con arco e frecce da scoccare. Infatti la freccia lanciata da Cupido non è altro che lo sguardo d’amore, il sentimento, il desiderio della persona che vuole fare colpo sull’altra, spezzandole il cuore. Si potrebbe dire dunque che la parola odierna che sostituisce sagittabondo, questo termine così affascinante, è quella di rubacuori.