Stato di emergenza in Libia: in queste ore le milizie stanno scontrandosi tra di loro per conquistare la capitale lasciando morti e feriti. In otto giorni si sono registrati 47 morti e quasi 500 feriti. In particolare è la cosiddetta Settima Brigata a spaventare il generale Al Serraj, capo riconosciuto da molte sfere del paese.
Attualmente la Settima Brigata sarebbe pronta ad entrare nel centro storico ed occuparlo, è stato anche chiesto agli abitanti di lasciare le proprie case. Per questo il tempo della mediazione si assottiglia sempre di più, nonostante l’ONU si sia offerto come mediatore tra i dissidenti – che accusano il governo di essere corrotto – e il governo stesso.
Molti rinforzi, come una brigata proveniente dalla città di Misurata, sono già stati spostati a Tripoli per evitare il peggio, ma il presidente Serraj avrebbe chiesto anche l’intervento delle Forze Antiterrorismo dopo un po’ di titubanza. Non è chiaro quindi come si evolverà la guerra tra le milizie se il corpo antiterrorismo dovesse intervenire nella capitale.
#Libia 400 detenuti sono fuggiti dopo una violenta sommossa da una prigione di periferia sud #Tripoli #NonViDicono #طرابلس #ليبيا pic.twitter.com/tAkZ6wHnmW
— Naman Tarcha ® (@NamanTarcha) September 2, 2018
La situazione degli Italiani in Libia
Gli italiani nel paese, diplomatici e non, non sarebbero a rischio, questo affermano fonti della Difesa. L’Ambasciata italiana in Libia ha fatto sapere di essere regolarmente aperta (mentre fonti giornalistiche locali ne riportavano la chiusura). Evacuati invece tecnici ed addetti di una nave Eni che stava operando nella zona di Mellitah, probabilmente la paura è che possa ripetersi il sequestro di addetti petroliferi come già successo in precedenza. Il presidente Serraj ha detto che chi approfitterà dei disordini per perseguire i propri obiettivi ne pagherà le conseguenze.