Sentenza Glifosfato Cancerogeno: uso e divieti in Italia

Una sentenza americana offre un parere deciso sul glifosfato: quanto e come è usato in Italia?

Bufera sul glifosfato, pesticida utilizzato in agricoltura e sospettato a più riprese di essere cancerogeno. Una giuria californiana, infatti, ha dato ragione ad un giardiniere ammalato di cancro alla pelle allo stato terminale sostenendo che la malattia è stata causata da un’esposizone prolungata alla sostanza.

Dewayne Johnson ha ottenuto un risarcimento di 290 milioni di dollari dalla Monsanto, azienda leader del settore che produce il pesticida. L’azienda ha annunciato di voler far ricorso alla sentenza. La causa parte nel 2015 basandosi su un pronunciamento dell’agenzia dell’Onu che si occupa di tutela della salute: l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ritiene che il glifosfato potrebbe essere cancerogeno.

Glifosfato cancerogeno: la risposta di Monsanto

L’azienda americana, di recente acquisita da Bayer, esprime vicinanza al giardiniere ma continua a difendere il proprio prodotto:

“Siamo solidali con il signor Johnson e la sua famiglia”, ma anche “continuare a difendere vigorosamente questo prodotto, che ha una storia di 40 anni di uso sicuro e continua ad essere un vitale, efficace e strumento per gli agricoltori e altri”.

L’avvocato che ha curato il caso non ha escluso che la sentenza potrebbe portare ad una serie di rivendicazioni contro il colosso dell’agricoltura, accusata spesso per modi di buisiness non ortodossi e ricerche controverse.

roundup

La molecola è presente nei prodotti Roundup e Ranger Pro, due prodotti per l’agricoltura molto comuni negli Stati Uniti.

Glifosfato in Italia

Per ora il glifosfato è legale anche in Italia dopo il via libera, seppur provvisorio e rinnovato per brevi periodi, da parte dell’Unione Europea. Dice Coldiretti che l’Italia è esempio mondiale di divieti restrittivi alla sostanza pur non vietandola.

Dice l’ISPRA, agenzia governativa, che le principali restrizioni all’uso della sostanza sono:

  • divieto di impiego nelle aree frequentate dalla popolazione, quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie;
  • divieto di impiego in pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura;
  • il divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%, nelle aree vulnerabili e nelle zone di rispetto.

Scritto da Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.