Elegante palazzo in stile neoclassico, sito a San Tammaro, appartenuto alla famiglia reale dei Borbone di Napoli. Costruito per volere di Carlo di Borbone per adibirlo come scuderia e residenza di caccia, successivamente trasformato in una fattoria ideale di stampo illuministico da Ferdinando IV di Borbone.
La tenuta o meglio magione appartiene a un complesso di ventidue palazzi, proprietà della dinastia reale, nel territorio di Terra di Lavoro, di cui fanno anche parte edifici storici, di rilevante importanza come la Reggia di Caserta e la Reggia di Capodimonte.
LA REALE TENUTA E LA SUA STORIA
La conformazione dell’edificio, come noi lo conosciamo oggi, è in parte dovuta agli interventi, voluti da Ferdinando IV, apportati dall’architetto Francesco Collecini, famoso collaboratore di Luigi Vanvitelli, al quale fu commissionata la costruzione di una residenza reale e una serie di spazi da destinare a pratiche come l’agricoltura e l’allevamento.
Il sito originario era completamente immerso nel verde, infatti, la tenuta si estendeva per oltre 2000 ettari ed era ricoperta da boschi per la caccia, aree agricole e per l’allevamento.
IL DECADIMENTO E LA RISCOPERTA DEL SITO
Dopo l’unità d’Italia passò prima alla casa regnante dei Savoia e in seguito nel 1919 fu donata all’”Opera Nazionale Combattenti” la quale divise 2070 ettari della tenuta distribuendoli ai veterani di guerra. Nel 1943 iniziò, probabilmente, il vero e proprio decadimento della fiorente struttura in quanto i tedeschi lo adibirono come uno dei più grandi, se non il più grande, arsenali militare del sud Italia, dando il via anche a saccheggi all’interno della tenuta.
Nel 1952, invece, passò ad un Consorzio addetto alla bonifica delle acque del Volturno, ma poco dopo, in seguito a problemi societari, la proprietà e le sue terre rimaste furono date in affitto. Da quel momento in poi la struttura fu privata di tanti pezzi di valore tra cui i marmi delle scale e statue presenti all’interno e all’esterno dell’edificio.
Nel 2011 il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto la vendita dell’intera proprietà, ma tutte le undici aste, tenute sino al 2013, sono andate deserte. Grazie ad associazioni nate dalla consapevolezza dell’abbandono di un edificio, di così grande valore storico e architettonico, grazie alla devozione di persone comuni come Tommaso Cestrone, custode volontario dell’edificio sino alla sua morte e, finalmente, grazie al contributo del Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo, lentamente, la Reale Tenuta di Carditello potrà ritornare, in parte, ai suoi antichi splendori, riaprendo le porte, questa volta ai turisti, in data 08/01/2017.
Rivalutando in tale maniera una zona rimasta troppo tempo trascurata dallo stato, sia economicamente e sia nella tutela del territorio. Offrendo nuovamente un’opportunità ad una zona dimenticata dai tempi della conquista dei Savoia.