Dopo un weekend di faticosi colloqui tra le 7 nazioni economicamente più avanzate del mondo, Trump ritira il suo sostegno al documento finale mentre è ancora a bordo dell’Air Force One diretto a Singapore, dando il via a una guerra di tweet e dichiarazioni poco diplomatiche che rimbalzano da tutti gli angoli del mondo.
Il G7 cominciato male e finito peggio
L’incontro dei sette Paesi a Charlevoix, sulle rive del San Lorenzo nel Canada francese, si prevedeva tempestoso o, come diversi osservatori avevano fatto notare, un G6 + 1. L’isolamento degli Stati Uniti su temi come ambiente, Iran e Russia sono stati fonte di freddezza diplomatica fin dall’inizio della presidenza Trump, ma l’introduzione dei dazi sulle importazioni europee, messicane e canadesi di acciaio e alluminio hanno dato il colpo finale. Tanto più che Trump non solo è arrivato in ritardo ma, come annunciato in precedenza, ha lasciato il Canada in anticipo per volare a Singapore per l’attesissimo incontro bilaterale con il dittatore nordcoreano Kim-Jong Un.
Sabato mattina, prima della partenza di Trump per l’Asia, non si era ancora arrivati a un vero accordo, mentre il Presidente americano rilasciava dichiarazioni contradditorie come di consueto (riassunte dal New York Times) e concludeva con una conferenza stampa in cui paragonava gli Stati Uniti ad un salvadanaio a porcellino da cui tutti rubano:
Ciononostante, in un blando sforzo diplomatico, Trump aveva dichiarato subito dopo, prima di imbarcarsi sull’Air Force One, di avere buone relazioni personali con tutti i singoli leader presenti al meeting canadese. Ma, cosa ancora più importante, Trump aveva acconsentito alla sottoscrizione dell’accordo finale con cui si tentava per lo meno di salvare le apparenze ed evitare un’escalation nella guerra dei dazi, lasciando la porta aperta a nuovi colloqui e accordi.
Tweet di Trump contro decisioni G7
Questo prima che cambiasse idea con un tweet, cogliendo di sorprese tutti quelli che avevano già tirato un sospiro di sollievo alla fine dell’incontro (anche se sinceramente: c’è ancora qualcuno che non fa i conti con la prevedibile imprevedibilità del presidente americano?). Il tutto è nato dalla conferenza stampa del presidente canadese, che ha ospitato e quindi concluso l’incontro. Justin Trudeau ha rimarcato il fatto di trovare ingiusti i dazi su alluminio e acciaio imposti dagli Stati Uniti, e “offensivo” il fatto che fossero stati applicati ufficialmente per “ragioni di sicurezza”:
La risposta di Trump non si è fatta attendere: direttamente dal cielo tra America e Asia il presidente degli USA ha visto il discorso di Trudeau e liquidato con un tweet il documento finale del G7, revocando il suo consenso alla sottoscrizione. Non solo, Trump ha definito la controparte canadese “debole e disonesta”, per aver criticato la politica protezionista americana dopo la partenza del presidente (non che non lo avessero fatto tutti dall’inizio dell’incontro).
Based on Justin’s false statements at his news conference, and the fact that Canada is charging massive Tariffs to our U.S. farmers, workers and companies, I have instructed our U.S. Reps not to endorse the Communique as we look at Tariffs on automobiles flooding the U.S. Market!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 9, 2018
I toni restano accesi
Il tweet di Trump ha dato il via ad un susseguirsi di reazioni furiose che non sembra essere ancora finito, rendendo evidente come l’incontro che voleva mitigare i toni e ritrovare un equilibrio nelle relazione internazionali tra le più forti economie così dette occidentali ha avuto gli effetti esattamente opposti.
Diplomatici gli europei: Angela Merkel ha definito il tweet americano “deludente e deprimente”, mentre Emmanuel Macron ha affermato che i rapporti diplomatici non possono essere dettati dalla rabbia.
Meno diplomatici USA e Canada: la tensione scatenata dal tweet è stata rincarata dal consigliere economico di Trump che ha accompagnato il presidente al meeting e che ha dichiarato che il presidente canadese ha “pugnalato gli USA nella schiena” e che la reazione di Trump è stata inevitabile, non potendosi mostrare debole prima dell’incontro con la controparte coreana. La risposta di Trudeau a questo aumento di patos nel dibattito è stata che ai dazi americani il Canada reagirà con simili misure sull’import dagli USA. A questo punto Peter Navarro, altro consigliere economico del governo Trump, ha dichiarato: “per Trudeau c’è un posto speciale all’inferno“. La reazione del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk a questo dichiarazione?
There is a special place in heaven for @JustinTrudeau. Canada, thank you for the perfect organisation of G7!
— Donald Tusk (@eucopresident) June 10, 2018
L’incontro con Kim-Jong Un
Nel frattempo il presidente degli Stati Uniti è arrivato a Singapore per l’incontro diplomatico più discusso degli ultimi anni. Kim-Jong Un l’ha preceduto di poche ore a bordo di un aereo cinese che ha portato il dittatore nordcoreano fuori dal suo Paese, si dice, per la quarta volta nella sua vita. Entrambi i leader si dicono fiduciosi in una riuscita dell’incontro, nonostante l’ambiguità nell’interpretazione del concetto di “denuclearizzazione” della penisola coreana, con gli Stati Uniti che pretendono una CVID (denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile) e la Corea che resta più vaga in merito ai tempi e all’entità del processo.