Qualche dato interessante emerge dalla ultime notizie sulle pensioni, soprattutto per quanto riguarda i precoci. Secondo le stime, infatti, i lavoratori precoci potranno andare in pensione dal prossimo 1 maggio 2017 con 41 anni di contributi (senza necessariamente rispettare il requisito di anzianità). Il principale requisito è quello di appartenere al sistema misto, ovvero di possedere contributi già a partire dal 1995 con 12 mesi di contributi prima del compimento del 19-esimo anno di età. Insomma i requisiti appaiono stringenti ma, del resto, le ultime notizie dal mondo delle pensioni non lasciano ben sperare.
Intanto è notizia di oggi quella della sentenza della sezione lavoro della Corte di Cassazione in merito al pagamento dell’indebito da parte dell’INPS. Secondo la sentenza della Suprema Corte, laddove l’Ente che eroga la pensione commetta un errore senza che si possa qualificare il caso di dolo del pensionato, non si fa luogo al recupero delle somme.
La Cassazione sottolinea infatti che: “le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di errore di qualsiasi natura commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato”.
Ultime Notizie sulle Pensioni, riforma per i precoci
Dopo i danni prodotti dalla Riforma Fornero, il Governo potrebbe tornare ancora una volta a metter mano alla riforma delle pensioni. Il sistema pensionistico italiano ha purtroppo qualche falla di troppo e, per questo, gli interventi normativi in materia si sprecano. Secondo quanto riferito dall’Onorevole Anna Giacobbe, dal 2018 potrebbe esserci l’eliminazione delle penalizzazioni per i precoci. Dal 1 maggio, dunque, in pensioni con 41 anni di contributi.
Il 2017 potrebbe dunque essere un anno decisivo. Il Governo Gentiloni sarà chiamato ad interventi plurimi in materia, soprattutto per garantire da un lato la sostenibilità dell’intero sistema finanziario dell’INPS e, dall’altro, che le riforme e gli interventi normativi succedutisi nel tempo non producano troppi danni ai cittadini italiani, sempre più nel mirino del fisco.