Fatta la legge trovato l’inganno: ma non sempre è così. È il caso di Spotify, nota (anzi, notissima) piattaforma che permette di ascoltare brani musicali in streaming legalmente. Spotify è compatibile con ogni dispositivo e con ogni sistema operativo (ad esempio Samsung, iPhone).
Naturalmente il servizio ha un costo e ne esistono due versioni: quella free che permette di ascoltare musica con pesanti limitazioni (ad esempio, frequenti interruzioni pubblicitarie, impossibilità di sentire musica offline e, dai dispositivi mobili, impossibilità di skippare).
C’è anche il servizio premium, al netto delle offerte, che costa sulla decina di euro al mese per un account individuale. Fino ad ora è stata prassi comune “crackare” o scaricare illegalmente versioni di Spotify (spesso riservate agli sviluppatori) che permettono di avere i benefici del premium senza pagare nulla.
Spotify interviene: chiusi tutti gli account abusivi
Proprio ieri è successo l’inaspettabile per molti utenti che ne usufrivano gratis, molti anche in maniera inconsapevole. L’azienda ha inviato decine di migliaia di mail annunciando la sospensione dell’account incriminato. Visto che gli account si aprivano comunque in maniera regolare, Spotify ha dato la possibilità di “riscattarlo”.
Naturalmente solo a patto di disinstallare tutte le applicazioni crackate e di accedere dall’applicazione originale. La prassi era così comune che in rete si trovano ancora migliaia e migliaia di guide su come scaricare queste versioni alternative.
Vista la facilità con cui si può fare su android (un po’ meno su iOS) molti ne hanno approfittato. Gli utenti, però, non l’hanno presa bene e hanno inondato di recensioni e commenti negative tutti gli account ufficiali dell’azienda.
Chissà se il giro di vite avrà i suoi effetti.