Sono passati 28 anni da quel maledettissimo giorno che ha cambiato per sempre il volto dell’Italia, e in particolar modo della Sicilia e di Palermo. Il 19 luglio del 1992, alle ore 16:58, una Fiat 126 rubata contenente circa 90 kg di esplosivo telecomandati a distanza, esplose in via Mariano D’Amelio 21 a Palermo, sotto l’abitazione di Rita Borsellino. Morirono nella strage il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (la prima donna a far parte di una scorta e anche la prima della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Un attentato dai lati oscuri e indecifrabili che le indagini, tuttora in scorso, cercano di scoprire nonostante i depistaggi e le incongruenze che da 27 anni tengono l’Italia col fiato sospeso.
Il ruolo della politica secondo Borsellino
Paolo Borsellino descriveva così il ruolo della politica:
L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. e NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati”.
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