Biografia di Claudia Cardinale
Da genitori di origine siciliana, nel 1938, nasce a Tunisi Claude Joséphine Rose Cardinale, Claude “un nome maschile, e per parecchio tempo sono stata un maschio, di nome e di fatto: ho rifiutato con violenza la femminilità”. Così Claudia Cardinale si racconta nella sua biografia Io, Claudia. Tu, Claudia
La Cardinale, avendo un’indole da maschiaccio, alla scuola di suore di Cartagine era spesso punizione. Il suo sogno nel cassetto non era quello di diventare attrice ma bensì esploratrice.
Un giorno, fuori dalla scuola, “vennero due registi francesi, Jacques Baratier e René Vautier, per cercarmi e io scappai. Poi, tramite la direttrice, fecero chiamare mio padre per chiedergli l’autorizzazione a scritturarmi ma io non ne volevo sapere“.
A sedici anni ebbe una piccola partecipazione in un film con Omar Sharif ma il suo destino fu deciso da un concorso di bellezza. Correva l’anno 1957 e “Mia mamma era nel comitato organizzativo del concorso, io l’aiutavo. Al momento della proclamazione mi fecero salire sul palco, io trascinai mia sorella, mi misero la fascia: La più bella italiana di Tunisi”.
Il premio consisteva in un viaggio alla Mostra del cinema di Venezia. “Arrivai con i miei abiti in stile africano, sulla spiaggia avevo il bikini che qui ancora non c’era. I fotografi non facevano che scattare, ma io continuavo a dire che non volevo fare film. Sull’aereo di ritorno a casa Epoca titolava La ragazza che si rifiuta di fare cinema“.
La visione del film Le notti bianche di Visconti sul grande schermo, fa cambiare idea alla ribelle Claudia Cardinale che si convince sulle sue potenzialità di attrice.
Le sofferenze di Claudia Cardinale
Stuprata da un uomo molto più grande di lei, purtroppo scopre di essere rimasta incinta. Decisa a non abortire, fortunatamente le viene proposto un contratto di esclusiva da parte della casa di produzione Vides di Franco Cristaldi. È questo l’inizio, non desiderato ma imposto dalle circostanze, della sua carriera cinematografica.
Il suo primo film italiano è “I soliti ignoti” (1958) di Mario Monicelli, nel quale interpreta il piccolo ruolo di Carmelina, una ragazza segregata in casa dal fratello, il primo di tanti ruoli di donna siciliana a cui il suo aspetto mediterraneo – adatto ad essere tanto aristocratico quanto contadino – sembra destinarla.
Seguono altri due film, “3 straniere a Roma” di Claudio Gora e “La prima notte” di Alberto Cavalcanti, durante i quali lavora segretamente incinta, fino al settimo mese, in uno stato di depressione, tormentata da pensieri suicidi.
Ormai arrivata ad un periodo di gestazione dove è inevitabile non vedere la pancia, Cristaldi capisce il problema e l’aiuta ad affrontare la famiglia e la manda a partorire a Londra, lontano dagli sguardi della stampa, con la scusa di dover imparare la lingua inglese per un film.
Il produttore però la convince a non rivelare la sua maternità, perché significherebbe tradire il pubblico e decretare la fine della sua carriera.
«Non ero più padrona né del mio corpo né dei miei pensieri. Persino a un’amica era rischioso raccontare qualcosa che prendesse le distanze dalla mia immagine pubblica, perché poteva essere divulgato, mettendomi nei guai. Tutto era in mano alla Vides».
Si scoprirà solo sette anni dopo la verità sul figlio Patrick, perché è la Cardinale stessa che decide di raccontarla a Enzo Biagi, in un articolo pubblicato su Oggi e L’Europeo.
La carriera da attrice
« Io non mi sono mai considerata un’attrice. Sono solo una donna con una certa sensibilità: è con quella che ho sempre lavorato. Mi sono accostata ai personaggi con grande umiltà: cercando di viverli dal di dentro, usando me stessa, e senza far ricorso a nessun tipo di tecnica. »
Claudia Cardinale non è mai stata ambiziosa di fare carriera nel mondo del cinema ma la storia parla da sola.
«Io amo calarmi nei personaggi con l’esperienza che ho della vita, della mia vita. Mi piace recitare, per la possibilità che mi dà di vivere, oltre la mia, altre vite, altre storie. Parto da me, e cerco di inventarmi nuovi modi di essere donna.»
La sua disinvoltura e la sua fotogenia le hanno dato una carriera inaspettata.
Il suo segreto è sempre stato quello di entrare in contatto con il regista, creare un trasfer con chi sta dietro alla telecamera, in modo da capirsi vicendevolmente e riuscire a lasciarsi andare, per sembrare più naturali possibili.