C’è chi dice anarchici, chi innovatori, chi casinisti. Chi dice uguali al resto d’Europa e chi ci vede alla deriva, sempre più lontani dallo standard mitteleuropeo: ecco i commenti dei quotidiani internazionali sui risultati elettorali delle politiche 2018.
Cosa si dice in Gran Bretagna
Arrabbiati, stufi e rassegnati a votare per il “meno peggio”: questo il ritratto che fa il Guardian dell’italiano medio, colto mentre aspetta scocciato il suo turno in una delle interminabili code davanti ai seggi elettorali. Gli italiani, commenta il quotidiano, normalmente riluttanti alle scelte politiche troppo rischiose, questa volta hanno voltato le spalle all’establishment e premiato due partiti di protesta che potrebbero cambiare sensibilmente gli equilibri in Italia e in Europa.
Toni simili anche per l’altro grande quotidiano britannico, il Times, che titola con “stallo dopo chiara vittoria dei populisti”, inserendo l’Italia in un più ampio discorso politico europeo dominato da temi come immigrazione e lenta ripresa economica, di cui sarebbe figlia anche la Brexit.
Elezioni 2018, i giornali francesi
Un quadro a tinte foschissime sulle pagine di Le Monde: se l’instabilità politica non è una gran novità per l’Italia, il caos che si profila all’orizzonte dopo i primi risultati delle ultime politiche è inedito, commenta il quotidiano francese.
La terza economia europea rischia uno stallo politico e istituzionale che potrebbe portare nei prossimi mesi addirittura a nuove elezioni, sostiene Le Monde. Il quotidiano nota anche, dopo una dettagliata descrizione del Rosatellum, che la nuova legge elettorale, introdotto per agevolare la governabilità, ha paradossalmente portato a una situazione in cui formare un governo pare una missione impossibile.
Liberacion definisce i risultati una vittoria dell’estrema destra razzista e di un centro destra capitanato da un bizzarro miliardario 81enne, paragonando la virulenza della campagna elettorale a quella sulla Brexit in Inghilterra.
Cosa si dice in Germania
La progressista Süddeutsche Zeitung si divide tra due immagini contrapposte: la solita Italia con il solito, inossidabile Berlusconi, e l’Italia del grande slittamento dei paradigmi politici verso equilibri (o disequilibri) tutti nuovi. Pur ammettendo il primato della lega di Salvini all’interno della coalizione di destra, un paio di giornalisti non resistono alla tentazione di far campeggiare il sorriso berlusconiano in prima pagina, sicuri di attirare l’attenzione del tedesco medio che, riconoscendo l’inconfondibile nonno del bunga-bunga tra l’incredulo e il rassegnato, si interrogherà sullo strano caso della Repubblica Italiana.
Dall’altro lato emerge il quadro di un sistema partitico in trasformazione, e in particolare di una destra che dal 1994 è stata dominata dal centrismo se non europeista, per lo meno euro-tollerante di Forza Italia, e che ora con la Lega di Savini si è spostata verso la destra euroscettica e xenofoba di un Front National o un Afd. Matteo Renzi viene citato a margine come il Grande Perdente destinato a scomparire dalla scena.
Il conservatore Die Welt si dilunga invece in un eroico ritratto di quello che chiama la nuova star della politica italiana, ignorando praticamente tutti gli altri.
Luigi di Maio, chiamato affettuosamente Giggino, il coetaneo dell’austriaco Kunz venuto dalla “Terra dei Fuchi” per combattere le vecchie dinamiche di palazzo, è riuscito a sganciarsi dal potere di Beppe Grillo per crearsi la propria personalità di politico che, commenta il quotidiano tedesco, è ora un personaggio votabile anche da pensionati e casalinghe.
Elezioni 2018, il parere degli Stati Uniti
Lo sguardo da oltreoceano restituisce una visione più geopolitica e dell’Europa come insieme. Le elezioni italiane sono state attese in tutto il mondo per misurare il livello di integrazione del populismo nella politica mainstream, commenta il New York Times: si sbagliavano quelli che dopo le vittorie di Emmanuelle Macron e Angela Merkel pensavano che l’Europa avesse sotto controllo le tendenze xenofobe e anti-sistema.
Qualunque sia la futura coalizione di governo, è probabile che l’Italia, uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea, sia meno propensa ad investire nel progetto europeo. Una notizia ghiottissima per Cina e soprattutto Russia, scrive il NYT.
Il parere del Washington Post
Visione europea d’insieme anche per il Washington Post, che comincia citando un discorso di Junker alla vigilia delle elezioni, ufficialmente speranzoso in un esito filoeuropeo, ufficiosamente molto scettico. Se compromesso e coalizioni erano fino a ieri cuore e anima della macchina politica del vecchio continente, commenta il WP, oggi rappresentano un fare politica indigesto sia ai politici che agli elettori, come dimostrano tra l’altro i 6 mesi volutici ai tedeschi per formare una coalizione di governo.
Altro commento interessante che riporta il quotidiano è quello di Stephen Bannon, ex capo stratega di Trump, oggi radiato dalla Casa Bianca, che dichiara di vedere in Salvini la migliore materializzazione nella politica reale delle sue teorie ultranazionaliste, e loda i risultati delle elezioni in Italia come più decisivi sia della Brexit, che della stessa elezione di Trump a presidente.