Giovanni Falcone e Paolo Borsellino crocifissi. È questa l’immagine choc apparsa su un muro in salita Santa Caterina, vicino a Piazza Pretoria, a Palermo. I due giudici, vittime delle stragi mafiose, impersonano rispettivamente San Giovanni Martire e San Paolo Martire.
Sul manifesto compare una firma in rosso in basso a destra: un certo Al Fayed. Ipoteticamente si tratta di un nome d’arte per celare la propria identità e ha scelto un messaggio forte per comunicare qualcosa al popolo siciliano.
Un messaggio comparso proprio nel momento in cui si discute sulla decisione presa dalla Corte Costituzionale di far decadere il divieto, in riferimento all’articolo 4 comma 1 del procedimento penitenziario, per i condannati all’ergastolo ostativo, altrimenti noto come “carcere duro”, di beneficiare di permessi premio durante il periodo di detenzione.
Una decisione che stride con l’impegno assunto dai giudici Falcone e Borsellino, i quali hanno pagato con la vita la lotta alla mafia. Scelta che peraltro rispecchia quella della Corte europea dei diritti dell’Uomo e della Corte costituzionale. I due magistrati ritratti in croce si sarebbero sacrificati per cosa?