Maurizio Scandurra: “Perché Sanremo è Sanremo… solo se nel 2018 torna Pippo Baudo”

Dopo aver preso visione dell’articolo relativo ai rumors e all’ipotesi di un ritorno di Pippo Baudo alla conduzione del Festival di Sanremo 2018, la nostra redazione è stata contattata dal giornalista e critico musicale Maurizio Scandurra che, con entusiasmo, così dichiara:

“Per una volta tanto non sono soltanto io a tifare Baudo: è dal 2013 che lancio petizioni sul web, rimaste inascoltate dai dirigenti Rai ma fortunatamente sostenute dal pubblico che ama il grande conduttore siciliano, per restituire un ruolo di centralità assoluta come ponte di collegamento tra la grande musica e l’ottima televisione. L’articolo di Nico Donvito lo ritengo uno dei più completi, più documentati, esaustivi, precisi, puntali, onesti e sul ritratto che ha elaborato sulla capacità di Baudo di essere un grande music maker, oltre che un assoluto intrattenitore e showman. Andrea Fabiano è il più giovane direttore di Rai Uno mai insediatosi alla guida della prima tv di Stato. Un ragazzo intelligente, capace, che ha scommesso sul garbo di Baudo, al di là degli ascolti tutti a favore di ‘Domenica Live’ della brava Barbara D’Urso, per riportare in televisione un intrattenimento senza tempo e raffinato, basato sulla rievocazione storica dei momenti cardine della nostra cultura a 360 gradi. Momenti che Baudo ha vissuto in prima persona e che ha raccontato rivelando, da testimone qual è delle carriere degli artisti che ha creato, una capacità d’intervista sconosciuta al più grande dei giornalisti italiani. Baudo potrebbe essere davvero l’asso nella manica di Fabiano e, se avesse davvero la possibilità di condurre per la quattordicesima volta il Festival, sono certo che saprebbe creare un mix esplosivo e travolgente fondato sull’incontro dei grandi Big di sempre, che da tempo latitano a Sanremo, e qualcuno tra gli artisti della nuova generazione particolarmente degno di carriere di altrettanto livello”.  

E aggiunge: “Nell’ottobre del 2014, Baudo fu ospite del noto programma di Radio Rai Uno ‘Un giorno da pecora’, all’interno del quale dichiarò testualmente: ‘Prima di morire vorrei condurre ancora una vota il Festival di Sanremo, questo è il mio lasciapassare per ritardare l’addio’.  Baudo sa ironizzare e sa scherzare, ponendo l’accento sul fatto che non lascerà brevemente questa terra prima di aver condotto ancora una volta Sanremo. Gli auguro infiniti anni, come me è siciliano, io come lui amo la buona musica, a lui mi sono ispirato quando ho avuto la fortuna di collaborare come inviato in importanti programmi della Rai, per quello stile di conduzione che fa del sorriso, del garbo, della sobrietà, del gusto, dell’eleganza e, soprattutto, della sostanza la sua cifra stilistica indiscussa ed impareggiabile”.

Possibile che Baudo sia dovuto arrivare a dichiarare una frase forte, come il desiderio prima di morire, per ricondurre il Festival di Sanremo? C’è bisogno di giungere a tanto? C’è sempre bisogno che i dirigenti della tv di Stato umilino coloro grazie ai quali lavorano? Perché se la Rai è ancora in piedi è grazie anche all’enorme materiale che nelle teche ha di Baudo e che, una sera si una sera no, trasmette in quei programmi dove a loop si rievocano spezzoni di artisti importanti. Indipendentemente dai dirigenti che compongono il CDA della Rai, Baudo è un monumento nazionale alla cultura e, come tale, va rispettato. Non si può umiliare un uomo di 81 anni, oltretutto dotato di notevole garbo e capacità professionale, portandolo a dover quasi pietire il desiderio di condurre ancora un Festival, facendo il conto alla rovescia del proprio tempo su questa terra. Baudo è eterno e immortale, mentalmente più giovane di tanti altri, il suo sarebbe un bellissimo Sanremo di passaggio tra Conti ed il possibile ritorno di Conti o, ancora, tra Conti ed il possibile approdo dell’ottima coppia Gianmarco Mazzi e Paolo Bonolis”, conclude così Maurizio Scandurra.

Scritto da Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica e spettatore interessato di tutto ciò che è intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.