Il cinema italiano perde un altro dei suoi protagonisti assoluti: Carlo Vanzina. Il regista di 67 anni è morto questa mattina a Roma dopo una lunga malattia. È stato uno dei più registi più produttivi di commedie del cinema nostrano e padre del cosiddetto ‘cine panettone‘, ossia quel genere di film dedicato allo svago popolare il cui intento era soprattutto rappresentare momenti topici della nostra società.
Carlo Vanzina: il ritratto del regista “vacanziero”
Nato a Roma il 13 marzo del 1951, Carlo Vanzina era fratello di Enrico e figlio d’arte di Steno, fondatore della commedia all’italiana e autore di film come “Totò cerca casa” o “Piedone ad Hong Kong”. I fratelli hanno lavorato sempre insieme, anche se Carlo aveva collaborato come aiuto regista di Mario Monicelli, amico di famiglia e co-autore di alcuni film insieme a Stefano.
Primo film di Carlo Vanzina fu “Luna di miele in tre” nel 1976, con Renato Pozzetto nei panni di un cameriere. Altre pellicole innovative e di assoluto spessore sono “Yuppies” e “Sapore di mare” del 1983, capaci di rinnovare il filone della commedia all’italiana e mettere in scena la spensieratezza che aleggiava durante le vacanze. “Eccezzziunale…veramente”, “Viuuulentemente mia”, “Piedipiatti”, “SPQR”, “Non si ruba a casa dei ladri”: sono solo alcuni dei film che hanno contraddistinto il genio di Carlo.
L’improvviso rovesciamento di genere spinse Vanzina jr. a dirottarsi sul genere noir di “Mystere” e in quelle effervescenti e survoltate della Milano da bere di “Via Montenapoleone“. E poi, ancora, dipingendo, il ritratto di una nuova leva di giovanissimi, raccontando, nel giallo “Tre colonne in cronaca” gli intrighi della politica più spregiudicata, fotografando, nelle “Finte bionde“, la borghesia romana sguaiata e senza scrupoli .
Focus di osservazione è stata Roma, in particolare la media borghesia della Capitale, rappresentata nella sua involuzione verso la cialtroneria impersonata peraltro da Christian De Sica.
“Un fratello meraviglioso. Sensibile, intelligente, spiritoso. Non è mai presuntuoso anche se conosce il cinema come pochi. Ha un “tocco” personale che gli permette di raccontare le cose con grande leggerezza, senza mai annoiare”: scriveva il fratello Enrico nel volume del 2004 “Vanzina Factory“.
Di contro, Carlo descriveva il fratello come uno “scrittore fantastico, un “vulcano” pieno di idee, raffinato e al tempo stesso popolare. È bello lavorare con un fratello perchè ci si capisce al volo. Abbiamo la stessa educazione, lo stesso background…ridiamo per le stesse cose, c’indignamo allo stesso modo”. Parole che confermano il legame di fratellanza che univa i due Vanzina, fratelli e colleghi: Carlo regista e Enrico sceneggiatore. Entrambi hanno raccontato con il linguaggio del cinema popolare l’Italia, creando un rapporto simbiotico con il pubblico. Ironia, comicità, sguardo sulle debolezze “all’italiana” e malinconia per un presente intriso di inquietudine: dettagli intrinseci al modo di fare cinema di Carlo.
Carlo Vanzina: gli attori che ha scoperto
Da Diego Abatantuono (“Febbre da Cavallo la mandrakata” e “Il ritorno del Monnezza“) alla coppia Boldi-De Sica, sino a Raul Bova: questi sono alcuni attori scoperti da Carlo Vanzina. Dai capitolini Proietti, Brignano, Mattioli, Montesano, continuando con i lombardi come Greggio e Calà, finendo con Buccirosso e Salemme ma nel mezzo ci sono Volontè, Castellitto, Villaggio.
E tra le attrici Virna Lisi e Monica Vitti o la Fenech per continuare con Isabella Ferrari, la Scattini, la Ramazzotti, la Bellucci, la Foglietta, Ambra Angiolini, la Seredova, la Falchi, Nancy Brilli, Luisa Ranieri, la Bobulova, Martina Stella, la Mannino, Tosca D’Aquino e molte altre, su spiagge e salotti del paese; ed anche nomi internazionali come Faye Dunaway e Rupert Everett.