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Morto Davide Vannoni, fondatore del Metodo Stamina

Vannoni era da tempo ricoverato in ospedale per una malattia incurabile

È morto a Torino all’età di 53 anni Davide Vannoni, fondatore e padre del cosiddetto quanto mai controverso “Metodo Stamina“. Vannoni, ricoverato da tempo in ospedale per una malattia incurabile, sosteneva di poter curare con le cellule staminali malattie e patologie per le quali la scienza non aveva trovato alcuna risposta sino ad ora. Peraltro fu soggetto a diversi procedimenti giudiziari.

Morto Davide Vannoni: il metodo “Stamina”

Davide Vannoni aveva sperimentato nel 2007 una terapia in Ucraina, conseguendo risultati positivi. Il suo metodo appare controverso in quanto si fonda su un assunto base: le cellule staminali, in particolare le “mesenchimali”, possono curare diverse malattie, specie quelle neurodegenerative. Le cellule mesenchimali sono cellule staminali “adulte” o tissitulali ritenute “multipotenti”, ovvero sono in grado di produrre diversi tipi di cellule specializzate del corpo. In altre parole, si tratterebbe della conversione di cellule staminali mesenchimali in neuroni.

Tuttavia la richiesta di brevetto presentata negli Usa è stata respinta. Di contro però, la Stamina Foundation da lui creata è riuscita a ottenere il parere favorevole di Aifa e Regione Lombardia come cura compassionevole e gratuita da somministrare presso una struttura pubblica, gli Ospedali Civili di Brescia.

Morto Davide Vannoni: l’inchiesta

Dal successo mediatico alla battaglia giudiziaria. Proprio così, Davide Vannoni è stato oggetto di due diversi procedimenti: nel primo fu accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, somministrazione di farmaci dannosi ed esercizio abusivo della professione medica; reati costatigli il 18 marzo 2015 una condanna a un anno e dieci mesi.

L’altro procedimento giudiziario nei confronti di Vannoni riguardava il reato di tentata truffa ai danni della Regione Piemonte a causa di una richiesta di finanziamenti per le sue attività illecite. Poi si è concluso con la scadenza dei termini per la prescrizione sebbene tale sentenza abbia imposto pure il divieto di continuare a praticare il metodo.

Il 26 aprile 2017 è stato arrestato dai carabinieri del Nas di Torino con l’accusa di aver continuato a praticare il metodo all’estero, soprattutto in Georgia, costandogli nuove indagini nell’ambito di una inchiesta per associazione per delinquere. A luglio si era diffusa la notizia che alcuni pazienti italiani si erano recati lì per effettuare le infusioni, il che ha indotto gli inquirenti a procedere con le intercettazioni e dalle quali sono emerse “persistenti e reiterati contatti volti a individuare una nuova località estera ove riprendere l’attività”.

E in Italia? Il veto posto sul metodo era arrivato per mano delle autorità giudiziarie e sanitarie in seguito alle due bocciature da parte di altrettanti comitati scientifici. Tale documentazione ha indotto nel dicembre 2018 il governo georgiano a porre fine alle sue attività.

 

 

Scritto da Veronica Mandalà

Palermitana d'origine, amo scrivere di tutto e osservare la realtà a 360 gradi.