Rodney Smith: la fotografia surrealista e l’atmosfera senza tempo

Biografia, poetica surrealista e opere di Rodney Smith, il fotografo americano che ha fatto del sogno e dell’inconscio le sue costanti artistiche.

“Molte domande sulla natura umana trovano risposta nelle foto che costruisco, immagini fuori dal tempo e lontane dal qui e ora”

Rodney Smith

Fotografo di moda e ritrattista, Rodney Smith è, prima di tutto, il creatore di atmosfere surreali e senza tempo, nelle quali si manifesta l’inconscio, l’onirico, la bellezza contro la decadenza.

Biografia dell’artista

Rodney Smith nasce il 24 dicembre 1947 a Long Island, new York. Figlio del fondatore della casa di moda Anne Klein, Rodney non si sente da subito attratto da mondo delle riviste patinate, preferisce, infatti, dedicarsi allo studio.

Frequenta la facoltà di teologia presso l’università della Virginia, dove si laurea all’inizio degli anni settanta, per poi iscriversi a Yale, per studiare fotografia. Qui trova come insegnante uno dei più grandi fotografi dell’età contemporanea: Walker Evans, cultore della fotografia in bianco e nero e della pellicola fotografica, l’artista che ha immortalato la situazione americana durante il periodo della grande depressione.

Nel 1975 Smith riceve un fondo, da parte della Fondazione Gerusalemme, per condurre una ricerca fotografica in Israele, dove l’artista soggiorna per tre mesi.

Il risultato della ricerca è il libro In the Land of Light, che viene pubblicato nel 1983.

Dieci anni dopo pubblica il suo secondo libro: The Hat Book. Nel 2005 il terzo: Book of Books. Infine, nel 2008 festeggia 40 anni di attività pubblicando il suo quarto volume: The End.

Oltre alle varie pubblicazioni ed esposizioni personali sparse in tutto il globo, le foto di Smith compaiono tra le più diffuse al mondo su testate giornalistiche come il New York Times Magazine e Vanity Fair. Smith collabora negli anni con importanti aziende come la BMW e l’American Express, oltre alle diverse cattedre universitarie di fotografia assegnategli nelle più prestigiose università americane, da Yale, all’università di Santa Fe.

Rodney Smith muore nel 2016, a new York, all’età di 68 anni.

La poetica surrealista di Rodney Smith

Le fotografie di Rodney Smith rappresentano un perfetto esempio di surrealismo fotografico, tanto da portare l’artista ad essere riconosciuto come fotografo dell’inconscio.

Il surrealismo è un movimento letterario e artistico d’avanguardia che nasce in Francia in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Ha come principale teorico il poeta André Breton, che influenzato dalla lettura de L’interpretazione dei sogni di Freud, arriva alla conclusione che sia inaccettabile il fatto che il sogno e l’inconscio – ritenuti dal poeta grado più profondo e più vero della realtà – abbiano così poco spazio nella civiltà moderna.

Rodney Smith Water Walking

Decide, quindi, di dare vita al movimento surrealista, corrente che si propone di esprimere il funzionamento reale del pensiero al di fuori del controllo razionale e fuori da ogni preoccupazione estetica o morale.

 

La realizzazione delle opere

Nelle fotografie di Rodney Smith riconosciamo Magritte e la dimensione onirica; troviamo in esse una bellezza senza tempo, una sensazione di equilibrio tra reale e surreale, tra ricerca scenica e spontaneità.

La fotografia per l’artista è il mezzo con cui combattere la decadenza, imprimere la bellezza in maniera indelebile, esplorare senza timore l’oscurità dell’inconscio.

Tutto ciò viene realizzato nel modo più semplice ed essenziale. Pochi sono gli elementi fondamentali secondo Smith: luce naturale, la sola attrezzatura indispensabile, equilibrio fra natura e uomo e il bianco e nero, come insegna Walker Evans, visto come essenza e struttura dell’immagine.

 

 

Gli elementi significativi della poetica di Rodney Smith sono lo spazio, il tempo e la psicologia. Il tempo è immobile ed è rappresentato dai soggetti che fluttuano nello spazio che, a sua volta, è catturato in una prospettiva insolita.

“Il bianco e nero è come una struttura architettonica che rispecchia le fondamenta del nostro essere, del nostro sentire. Potremmo paragonarlo alle travi portanti di un edificio. Evoca l’essenza dell’esperienza vissuta. E questo è un aspetto di fondamentale importanza. Ma c’è di più: sul piano emotivo è, a mio parere, molto più intenso del colore. Non ne sono sicuro, ma credo che tragga la sua forza dalla nostra percettività visiva. Il colore si ferma all’apparenza delle cose. Può essere veramente bello, delicato, meraviglioso a suo modo, ma è totalmente diverso.”

Tutto questo arriva direttamente alla nostra dimensione inconscia, richiamando in noi qualcosa che ci sembra familiare, ma che, contemporaneamente, siamo certi di non aver vissuto.