Tutti contro Mark Zuckerberg. Milioni di profili Facebook di elettori americani sono stati violati dalla società Cambridge Analytica quando era al servizio della campagna elettorale di Donald Trump per la Casa Bianca e il fatto che Zuckerberg non abbia fatto nulla per impedirlo sta scatenando un susseguirsi di reazioni. Tra queste quella del co-fondatore di Whatsapp che chiede la cancellazione da Facebook.
Cancellarsi da Facebook: Nasce l’hastag #DeleteFacebook
Su Twitter è addirittura nato l’hastag #deletefacebook. A lanciare l’hastag è stato Brian Acton, nome che ai più non dirà nulla ma che sul suo curriculum può forgiarsi del titolo di co-fondatore di Whatsapp, il celebre servizio di messaggistica presente su milioni di smartphone e che nel 2014 è stato venduto proprio a Facebook per 19 milioni di dollari. “It is time. #deletefacebook“, ha scritto Acton. Un hastag che si è presto allargato a macchia d’olio e che sta trovando riscontro da più parti.
Secondo quanto scritto dal periodico Forbes, Acton deteneva più del 20% delle azioni della società e dalla cessione avrebbe incassato 3,8 miliardi di dollari. Attualmente lavora per la “Signal Foundation“, organizzazione no-profit che ha fondato all’inizio del 2018 con lo scopo di “sviluppare una tecnologia di privacy open source” finalizzata a proteggere “la libertà di espressione” e consentire “comunicazioni globali sicure”.
Zuckerberg: Gli utenti sono stupidi
Anche il Financial Times ha chiesto a gran voce agli utenti di Facebook di cancellarsi in massa e nelle ultime ore è stata riproposta in rete una conversazione del 2010 pubblicata da Business Insider in cui Zuckerberg, studente ad Harvard, scrisse ad un amico e compagno di università:
“Se hai bisogno di informazioni su qualcuno ad Harvard basta che me lo chiedi. Ho oltre 4mila indirizzi email, foto, indirizzi. Le persone li hanno inseriti, non so perché. Loro si fidano di me. Che stupidi“.
Facebook e tutto il boom di internet di inizio secolo stanno ora risentendo del ‘Techlash‘, un termine difficile da tradurre in italiano ma che di fatto è una sorta di rifiuto dopo l’ondata di entusiasmo venutasi a creare con le internet company. E ora la questione su dati e privacy sembra abbia finalmente raggiunto la coscienza degli utenti indebolendo ulteriormente il potere del web e dei suoi strumenti social.
Il monopolio della vita digitale di 2,3 miliardi di utenti Facebook a qualcuno è scappato di mano e lo stesso Zuckerberg potrebbe presto pagare un prezzo molto salato per tutto ciò.