Prosegue, su Rai 3, il ciclo dedicato al cinema di Sergio Leone. Stasera, alle 20:45, il palinsesto della terza rete del servizio pubblico sarà occupato dalla messa in onda di “Giù la Testa”. Secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia del Tempo”, il film valse a Leone il David di Donatello alla miglior regia.
Trama e Cast
In un Messico di inizio ‘900 dilaniato dai moti rivoluzionari Juan Miranda, peone a capodi una banda di banditi composta dai suoi stessi figli, incontra per caso John Mallory, irlandese, esperto nella fabbricazione e nell’uso della dinamite. Dopo un burrascoso conflitto iniziale, Miranda si rende conto che lo straniero potrebbe rappresentare la chiave per realizzare il sogno che si porta dentro fin da bambino: assaltare la banca di Mesa Verde.
Arrivati sul posto, però, Mallory si rivela essere un’idealista giunto in Messico per appoggiare la Rivoluzione di Villa e Zapata. Senza volerlo, Miranda si ritrova nella squadra di rivoluzionari capeggiata dal Dottor Villega, finendo per essere considerato un eroe.
Dopo aver pensato ad Ely Wallack che aveva già lavorato con Leone in “Il buono il brutto il cattivo”, il regista, anche su pressione dei produttori, decise di affidare il ruolo di Juan Miranda a Rod Steiger, premio Oscar per “La calda notte dell’ispettore Tibbs”. Per interpretare al meglio la parte Steiger prese lezioni di spagnolo da una signora messicana.
Nei panni dell’ex appartenente all’IRA John (o Sean) Mallory troviamo James Coburn, che Leone scelse dopo aver scartato John Wayne, considerato troppo in là con gli anni e quindi non adatto alla parte, mentre il Dottor Villega ha il volto di Romolo Valli. Del cast fanno parte anche Vivienne Chandler, Antoine Saint-John e David Warbeck.
La colonna sonora
Famosissima la colonna sonora scritta e diretta dal maestro Ennio Morricone. Geniale soprattutto il ritornello della soundtrack centrale, che gioca sul nome “Sean” ossessivamente ripetuto dalla voce del soprano Edda Dell’Orso, suggerendo allo spettatore che forse è proprio quello il vero nome del rivoluzionario Mallory.
Recensione Giù La Testa: La Rivoluzione non è un pranzo di gala
Penultimo film scritto (insieme a Sergio Donati e Luciano Vincenzoni) e diretto da Sergio Leone, “Giù la Testa” era stato pensato dal regista italiano per essere affidato prima a Sam Peckinpah e poi a Peter Bogdanovich. Oltre ai produttori, fu il rifiuto categorico di Coburn e Staiger ad essere diretti da chiunque altro non fosse Leone a convincerlo ad accettarne la regia.
Considerato per tale motivo e a torto da una certa critica come il figlio non voluto di Leone, “Giù la testa” ne è in realtà probabilmente il film più personale.
Nell’amicizia tra Juan e John, che passa attraverso i lutti e le prove della Rivoluzione, spingendo il primo a riscoprire una umanità che forse non sapeva nemmeno di possedere e il secondo a far pace con il proprio passato, il regista immortala con maestria la fragilità degli ideali e dei sogni che quasi mai resistono alla brutalità della vita, fino all’amaro finale in cui Juan, rimasto da solo a combattere gli inganni di un mondo che a vuoto promette di cambiare, non può fare a meno di chiedersi, sconsolato, cosa ne sarà di lui.