Quando si sente parlare di ipertensione arteriosa si pensa immediatamente a una malattia incurabile ma non è proprio così, in quanto rappresenta un fattore di rischio legato al possibile verificarsi di malattie cardiovascolari, quali ad esempio infarto o ictus. Per questo motivo è importante individuarla, gestirla e curarla prima che incombano problematiche serie.
Ipertensione Arteriosa: la definizione
L’ipertensione arteriosa (o semplicemente ipertensione) implica un aumento della pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica. Ciò comporta uno sforzo superiore per il cuore. La pressione arteriosa è riassunta a sua volta da due misure, sistolica e diastolica, le quali dipendono a loro volta dal fatto che il muscolo cardiaco si contrae e si rilassa tra un battito e l’altro.
Come dimostrano alcuni studi, la pressione sanguigna normale a riposo oscilla tra i 110 e i 140 mmHg di sistolica e tra i 60 e i 90 mmHg di diastolica. Viene considerata un’ipertensione se vi è una pressione frequentemente pari o superiore ai 140/90 mmHg.
L’ipertensione contempla diverse tipologie:
- Sistolica: quando la pressione massima è più alta del normale;
- Diastolica: quando la pressione minima supera il valore standard;
- Sisto-diastolica: quando tutti e due i valori sono al di sopra della media;
- Asintomatica: è accompagnata da mal di testa, vertigini, sensazione di stordimento, ronzio alle orecchie, problemi alla vista (presenza di puntini nella visuale o suo oscuramento) e sangue dal naso.
Ipertensione Arteriosa: i dati
Da un punto di vista statistico, il 30% della popolazione è affetta da ipertensione e nelle donne è più frequente. Il fenomeno legato all’ipertensione può spiegarsi in relazione alla classificazione in primaria e secondaria.
L’ipertensione primaria, che rappresenta il 95% dei casi di ipertensione, è difficile da curare e la sua origine non è identificabile: talvolta i valori alterati sono l’insieme di meccanismi complessi tra sistema autonomo e sostanze circolanti che influiscono sulla pressione.
Quanto alla categoria secondaria, ovvero appartenente al 5% della popolazione, è conseguenza di malattie congenite o acquisite riguardanti reni, surreni, vasi e cuore. Si presenta spesso tra i giovani ed è difficile da curare coi soli farmaci.
Ipertensione Arteriosa: i fattori scatenanti
Quali sono i fattori che predispongono l’ipertensione? I più comuni sono: familiarità, età (la pressione arteriosa aumenta con l’avanzare degli anni), il diabete, il sovrappeso, il fumo, l’uso eccessivo di sale in cucina, il consumo di cibi salati e di alcool, lo stress e la sedentarietà.
In altre parole, questi fattori dipendono dalla genetica con altre presenze in famiglia, dall’età che avanza e, attraverso i cambiamenti dei vasi arteriosi, incrementa la sistolica fermando la diastolica, e ancora dal sovrappeso, estremo indicatore di colesterolo e di diabete, comportando così un incremento della pressione arteriosa.
Da non sottovalutare le conseguenze nefaste del fumo: non solo provoca danni cronici ma altera altresì i valori, predisponendo la formazione di placche aterosclerotiche molto pericolose. Lo stesso vale per l’alcool dove un consumo eccessivo crea una serie di problematiche non indifferenti.
Per quanto riguarda la dieta, infine, attenzione alla carenza di sodio e di potassio, evitate cibi molto salati che la alzano o alimenti troppo poveri di potassio, mentre nella vita di tutti i giorni non stressatevi tanto.
Ipertensione Arteriosa: la cura
L’ipertensione arteriosa si cura con un’adeguata terapia farmacologica volta a regolarizzare la pressione sanguigna. A ciò si accompagna un radicale cambiamento dello stile di vita, con una particolare attenzione all’alimentazione e al costante movimento.
Nel caso specifico si raccomanda agli ipertesi una dieta povera di sodio, un’attività fisica moderata (30 minuti di corsa sono più che sufficienti) e costante, il mantenimento di un peso adeguato, l’eliminazione del fumo e la riduzione del consumo di alcool.