Sergio Marchionne morto: Storia e Biografia

La carriera brillante di Sergio Marchionne si può riassumere in tre punti: acquisizione dell’americana Chrysler, acquisizione della tedesca Opel e passaggio alla Ferrari

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Sergio Marchionne è deceduto all’età di 66 anni all’ospedale universitario di Zurigo, dov’era stato ricoverato lo scorso 27 giugno per un delicato intervento alla spalla. Però le sue condizioni di salute, aggravatesi dieci giorni fa a causa di alcune “complicanze postoperatorie“, sono divenute irreversibili all’inizio di questa settimana. Massimo riserbo sulle ultime ore di vita dell’ex manager di FCA: è questa la linea assunta dall’ospedale svizzero.

È accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato“: così il presidente di Exor, John Elkann, ha commentato la scomparsa dell’ex a.d. di Fiat Chrysler Automobiles. “Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato: coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler”, ha aggiunto.

L’inaspettato cambio di testimone alla guida di Fca e Ferrari ha fatto il giro del mondo. Rispettivamente saranno Mike Manley e Louis Camilleri gli eredi del pesante impero costruito da Sergio Marchionne, le cui condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni.

Situazione preoccupante e dramatica testimoniata dalla lettera che John Elkann ha scritto ai dipendenti di Fca. “Care colleghe, cari colleghi, questa è senza dubbio la lettera più difficile che abbia mai scritto“: inizia così la missiva del presidente di Fiat Chrysler Automobiles, FCA Italy e Ferrari. Parole piene di commozione quelle di Elkann che ricorda l’ormai ex amministratore delegato come il migliore “che si potesse desiderare”.

Sergio Marchionne è stato “un vero e proprio mentore, un collega e un caro amico” e sottolinea come il suo arrivo sia capitato “in uno dei momenti più bui nella storia della Fiat ed è stato grazie al suo intelletto, alla sua perseveranza e alla sua leadership se siamo riusciti a salvare l’azienda”.

Sergio Marchionne: la Biografia

Sergio Marchionne è nato a Chieti il 17 giugno 1952, figlio di un maresciallo dei carabinieri emigrato da giovane in Canada. Ha conseguito tre lauree: in Legge alla Osgoode Hall Law School of York University, un Master in Business Administration (MBA) presso la University of Windsor e una laurea in filosofia all’Università di Toronto.
Eccellenza, qualità, immediatezza e risultati sono le caratteristiche particolari che hanno reso Marchionne un manager di profilo, voluto fortemente da Umberto Agnelli nel Consiglio di Amministrazione del Lingotto dal 2003. Dopo la morte di Umberto Agnelli e le dimissioni dell’ad dell’epoca Giuseppe Morchio che aveva abbandonato l’azienda dopo il rifiuto della famiglia Agnelli di affidargli l’incarico di presidente, Sergio Marchionne viene nominato dal 1º giugno 2004 Amministratore delegato del gruppo Fiat, trasformatosi successivamente in Fiat Group Automobiles. Le prime parole che pronunciò per questa nuova esperienza furono: “Fiat ce la farà; il concetto di squadra è la base su cui creerò la nuova organizzazione; prometto che lavorerò duro, senza polemiche e interessi politici”.

Di doppia nazionalità italiana e canadese, nel 2006 è stato inoltre nominato Presidente della European Automobile Manufacturers Association (ACEA). Insieme a Luca Cordero di Montezemolo, è considerato l’artefice dell’avvenuto risanamento della divisione Fiat.

La carriera brillante di Sergio Marchionne si può riassumere in tre punti: acquisizione dell’americana Chrysler, acquisizione della tedesca Opel e passaggio alla Ferrari.

Partiamo dall’acquizione dell’americana Chrysler fallita nella crisi internazionale del 2008. Puntare sulla solidità del settore e sulla crescita della qualità: questi sono i due ingredienti ritenuti importanti da Sergio Marchionne. “Solo quei gruppi che riusciranno a fabbricare 6 milioni di automobili l’anno saranno in grado di resistere nel futuro”, profetizzò Marchionne nel dicembre di quello stesso anno.

Dalla profezia ai fatti. Il 20 gennaio 2009 la Fiat annuncia un accordo con l’amministrazione Obama appena insediatasi, per entrare nel capitale di Chrysler. Obiettivo raggiunto Inizialmente con il 20% delle quote dopo le resistenze dei sindacati Usa e una complicata trattativa con il governo. Nasce di fatto il sesto gruppo automobilistico del mondo. Basti pensare che nel primo trimestre del 2011 Chrysler torna all’utile e a maggio 2011, a seguito del rifinanziamento del debito e del rimborso da parte di dei prestiti concessi dai governi americano e canadese, Fiat incrementa la propria partecipazione in Chrysler al 46%.

Il 1° gennaio 2014 Fiat Group completa l’acquisizione di Chrysler ottenendo il restante 41,5% dal Fondo Veba (di proprietà del sindacato metalmeccanico Uaw) salendo al 100%, accordandosi per un esborso di 3,65 miliardi di dollari, di cui 1,75 versati cash e i rimanenti in un maxi dividendo di cui Fiat girerà a Veba la quota relativa al proprio 58,5%.

Nei giorni immediatamente successivi all’accordo con la casa automobilistica d’oltreoceano, l’AD di Fiat Group inizia trattative con i sindacati ed il governo tedeschi per una fusione tra la casa automobilistica piemontese e la tedesca Opel, facente parte del gruppo statunitense General Motors. Obiettivo dichiarato è quello di dare vita a un colosso del settore automobilistico capace di produrre 6 milioni di vetture all’anno. Si concretizza in pieno il secondo miracolo della gestione Marchionne. È stato fondamentale l’intervento della Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha permesso alla General Motors di mantenere al suo interno la Opel e di rilanciare il marchio e la produzione seppur sacrificando qualche stabilimento.

Altra opera d’arte dell’amministrazione Marchionne è targata Ferrari. Nel 2014 avviene il passaggio di consegne della Rossa guidata da oltre 20 anni da Luca Cordero di Montezemolo. Si tratta di una svolta inattesa, condita da un durissimo faccia a faccia tra Marchionne e Montezemolo, conclusosi con l’estromissione del top manager che aveva rilanciato il marchio portando alla vittoria il Cavallino nel campionato di Formula Uno nel 2000. Il rinnovato prestigio della Ferrari si riassume in due personaggi fondamentali dello scacchiere costruito ad arte da Sergio Marchionne: il pilota tedesco Sebastian Vettel e Maurizio Arrivabene, direttore della Scuderia Ferrari.

Sergio Marchionne: la lettera di John Elkann

Lettera piena di commozione e tristezza quella che John Elkann ha scritto ai dipendenti della Fca per ricordare Sergio Marchionne. “Grazie al suo coraggio nel lavorare all’integrazione culturale tra le due aziende (accordo Fiat-Chrysler), ha posto le basi per un futuro migliore e più sicuro per noi tutti. Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per aver reso possibile ciò che pareva impossibile”.
Elkann ha individuato i punti salienti degli insegnamenti lasciati da Marchionne: “Avere coraggio,  sfidare lo status quo, rompere gli schemi e andare oltre a quello che già conosciamo, imparare, crescere e puntare in alto, spesso andando oltre i nostri stessi limiti, ed è sempre stato il primo a mettersi in gioco”. Questa eredità, continua il presidente della Ferrari, “parla di ciò che è stato davvero importante per lui: la ricerca dell’eccellenza, l’idea che esiste sempre la possibilità di migliorare”.
La forza di un leader, ricorda Elkann nel citare il cavallo di battaglia di Marchionne, si misura “da quello che ha dato. Non si misura dai risultati che raggiunge, ma da ciò che è in grado di lasciare dopo di sé“. Elkann scrive che ricorderà Sergio Marchionne per le sue qualità umane:  “Qualità che gli ho visto negli occhi, nel modo di fare, nella capacità di capire le persone“.
Sergio Marchionne: le Citazioni
  • Non possiamo mai dire: le cose vanno bene. Semmai: le cose non vanno male. Dobbiamo essere paranoici. Il percorso è difficilissimo. Siamo dei sopravvissuti e l’onore dei sopravvissuti è sopravvivere“.
  • La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo“.
  • Trovavo Gianni Agnelli una persona affascinante. Mi interessava soprattutto il suo contorno, ciò che riusciva a muovere con una parola, un gesto“.
  • Ho cercato di organizzare il caos. Ho visitato la baracca, i settori, le fabbriche. Ho scelto un gruppo di leader e ho cercato con loro di ribaltare gli obiettivi per il 2007. Allora non pensavo di poter arrivare al livello dei migliori concorrenti, mi sarei accontentato della metà classifica. Nessuno ci credeva, pensavano che avessi fumato qualcosa di strano. Oggi posso dire che non mi ha mai sfiorato la tentazione di rinunciare, piuttosto il pensiero che forse non avrei dovuto accettare. Ma era la Fiat, era un’istituzione del paese in cui sono cresciuto“.
  • Una volta ero affezionato ai numeri dispari. Uno, tre, cinque… Come Montezemolo. Arrivato alla Fiat ho cambiato idea, ho deciso di privilegiare i pari. Mi sembrano più adatti al gruppo. Confortano“.
  • Se ho un metodo è un metodo che si ispira a una flessibilità bestiale con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo”.

 

Scritto da Veronica Mandalà

Palermitana d'origine, amo scrivere di tutto e osservare la realtà a 360 gradi.